African Beauty

Ogni dispositivo di sviluppo tecnico-scientifico volto all’automazione o alla sostituzione di mansioni umane funge da memoriale nei confronti quest’ultime o del suo predecessore.
Un nuovo apparecchio, rudimentale nel suo funzionamento, si occupa di svolgere all’infinito l’opera di separazione tra l’utile e lo scarto.
Nell’ambito dell'economia energetica si parla di effetto rimbalzo quando l’introduzione di una tecnologia efficiente nello svolgere un determinato compito fallisce, per cause laterali e indirette, nell’apportare beneficio energetico, aumentando di fatto i consumi complessivi. Questo fenomeno, si verifica continuamente in termini sociali ogni volta che una tecnologia si impone a rimpiazzo di un’attività umana precedentemente svolta e più o meno retribuita.
Intelligenza artificiale, la più alta delle piramidi di outsourcing mai concepita dall’uomo, talmente elevata dall’essere ad un passo dall’autoconcepirsi. Il frutto di una filiera tenuta insieme da così tanti anelli di esternalizzazione da non riuscire a comprendere l’origine di se’ stessa.
Ciò che solo parzialmente sappiamo è che l’estrazione delle risorse necessarie alla produzione di processori e strumenti di calcolo, avviene in Africa in condizioni di lavoro equivalenti alla moderna schiavitù. Uno dei paesi più aggrediti da questo vero e proprio fenomeno di colonialismo contemporaneo è il Congo. La reperibilità di questi minerali è così di vitale importanza per le grandi aziende tecnologiche da poter definire questi beni “diamanti di conflitto”.
È così che il progresso - tramite la continua sostituzione della macchina con altra macchina, l’esteralizzazione infinita verso luoghi in cui la manodopera non ha alcun valore e l’automazione volta a cancellare la professione in nome del profitto - si configura sempre più come un setaccio per determinare socialmente chi è utile e chi è scarto.

Si tratta di un’installazione scultorea e sonora. Un rudimentale setaccio svolge autonomamente la sua funzione discriminatoria, attraverso una bottiglia d’acqua forata separa la terra dai minerali. Esso è instabile e precario, flette e si contrae leggermente su se’ stesso ma senza mai cadere, continuando fino alla fine la mansione per cui è stato progettato. Suona una musica generata da Intelligenza Artificiale che ci ricorda l’altra funzione dell’apparecchio: quella di memoriale, totem e simulacro di chi o cosa prima di lui aveva svolto quell’opera.
Lavoro di Karim El Shafei, Fabio Caporizzi, Maditha De Paoli e Federico Torretti.

Every scientific and technical development device aimed at automating or replacing human tasks acts as a memorial to the latter or its predecessor.
A new device, rudimentary in its operation, is responsible for performing infinitely the work of separating the useful from the waste.
In the context of energy economics, we speak of a rebound effect when the introduction of a technology that is efficient in performing a given task fails, due to lateral and indirect causes, to provide energy benefits, effectively increasing overall consumption. This phenomenon occurs continuously in social terms whenever a technology imposes itself as a replacement for a previously performed and less remunerated human activity.
Artificial intelligence, the highest of the outsourcing pyramids ever conceived by man, so high as to be one step away from self-conceived. The fruit of a chain held together by so many links of outsourcing that it cannot understand the origin of itself.
What we only partially know is that the extraction of the resources necessary for the production of processors and computing tools takes place in Africa under working conditions equivalent to modern slavery. One of the countries most attacked by this veritable phenomenon of contemporary colonialism is the Congo. The availability of these minerals is so vital to large technology companies that these commodities can be called ‘conflict diamonds’.
It is in this way that progress - through the continual replacement of machine by machine, endless outsourcing to places where labour has no value, and automation aimed at wiping out the profession in the name of profit - is increasingly configured as a sieve to socially determine who is useful and who is waste.

It is a sculptural and sound installation. A rudimentary sieve performs its discriminatory function autonomously, through a perforated water bottle it separates earth from minerals. It is unstable and precarious, flexing and contracting slightly on itself but never falling, continuing until the end the task for which it was designed. It plays music generated by Artificial Intelligence that reminds us of the other function of the device: that of memorial, totem and simulacrum of who or what before it had performed that work.
Work by Karim El Shafei, Fabio Caporizzi, Maditha De Paoli and Federico Torretti.